latela

La tela

La breve intelligente introduzione di Anna Olivieri a "La tela" di Tavani inizia affermando che il prezioso libricino non è un romanzo, non è un saggio e nemmeno una raccolta di poesie.

Ed è vero:

- La trama esile, sofferta, rivissuta sul filo di ricordi, non ne fa un romanzo.

  -Le continue digressioni che ci conducono in una selva di pensieri profondi, di osservazioni, di deduzioni che trascendono quasi sempre il difficile rapporto fra i due protagonisti, Martin e sua madre, non ne fanno un saggio; il saggio lo si medita, lo si posa, lo si riprende in momenti ed atmosfere diverse, lo si legge anche enucleandone pensieri senza necessariamente proseguire di getto la lettura;"La tela" invece si legge anche per seguire l'avventura umana del protagonista e della madre.

- Men che mai possiamo definire "La tela " una raccolta di poesie. Per quanto le nove pause di meditazione in versi siano lunghe e pregne di significato, sarebbe riduttivo porle al centro del volume.

Né romanzo, né saggio, né raccolta di poesie, dunque, ma tre filoni inestricabilmente fusi:

La trama ha una doppia chiave di lettura. La madre -   che Martin sin da adolescente chiama col nome, Emma, come per negare il suo ruolo filiale -   va identificata con la nostra società, tesa al successo, al potere. Come noi, che in una dissennata corsa ad uno stupido consumismo artatamente indotto perdiamo di vista i più profondi valori umani e sentimentali, così Emma, scientemente o forse ciecamente ignara delle reali esigenze del figlio, sa donargli "cose" e basta,. Il ragazzo perciò la rifiuterà in toto: Persino la nonna, madre di sua madre, Martin la vede in negativo, ritenendola responsabile della personalità di Emma. La figura paterna è del tutto assente, come fino a poco fa in realtà erano i padri nell'educazione dei figli.

  La scelta professionale del protagonista, pure essa, viene condizionata dal desiderio di opporsi ai dettami   materni. Certo non può far piacere ad una manager tesa al successo, al potere in ogni momento, in ogni pensiero, in ogni azione, che il suo unico figlio studi filosofia. E la filosofia Martin la definirà "la grande madre dagli inesauribili seni". Sua madre, quella che avrebbe voluto, la ritroverà solo alla fine nella creatura vecchia ad un passo dalla morte, cui ben poco resta della splendida algida donna che segnò la sua adolescenza e gioventù.

"Oggi... provo quasi pena per Emma. E' tornata ad essere mia madre perché l'ho vista, dopo anni di corsa, immagine patetica di se stessa." E' una frase di una crudeltà terribile, la frase di un vincitore che vede il nemico morente e solo per questo abbandona il suo odio.

Martin non cercherà di capire sua madre e tuttavia la abbraccerà, le mostrerà la valenza del suo lavoro che completamente lo appaga. Nell'agone della vita si sente un vincitore e come tale le si proporrà, perché lei possa comprenderlo nel suo prezioso ruolo di in-segnante: in segnare, segnare dentro, incidere sull'anima dei discenti.

Nel percorrere questo iter di sentimenti l'autrice si interrompe spesso, analizzando temi tragicamente attuali ed eterni, quali, ad esempio,il razzismo e la prostituzione.

E pause di riflessione sono pure le poesie perfettamente incastonate in pagine di meditazione.

Tavani scrive benissimo, con eccezionale proprietà di linguaggio e con uno stile secco, scattante che verrebbe fatto di definire moderno se spesso in questo termine non fosse insito un certo   concetto di   trascuratezza, di non meditato.

  "La tela" è anche delizioso come volumetto da biblioteca. La sovraccoperta, di un bellissima tonalità di azzurro glicine, nel retro mostra un quadro dell'autrice. Tavani infatti è nuova all'arte dello scrivere, in quanto sino ad ora è stata essenzialmente pittrice. Le sue tele sono esposte in musei americani ed europei. Fuori da rigidi schemi nel seguire il suo estro pittorico, lo è anche nel suo primo romanzo "La tela".

                       Gabriella Pastorino

 

 

 
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